In alcuni asili dove lavoro come Psicomotricista, i percorsi per gruppo durano l’intero anno. Il pensiero di Aucouturier dice: dal piacere di agire, muovendo il corpo, al piacere di pensare, fermando il corpo e giocando con le parole, che diventano una storia narrata sempre nuova, o si fermano a formare un disegno.
Per avere un punto di vista ancora più ampio sui bambini, sulla loro capacità di relazionarsi, definirsi in uno spazio, coesistere con gli altri o addirittura fondersi insieme, ho fatto loro una nuova proposta. Il foglio, da misura a4 è diventato un a6, dove in libertà decidono se disegnare soli o con altri.
Oggi, il foglio è diventato una lunga corsia ferma per terra, a loro la scelta dove posizionarsi.
Aucouturier propone l’uso delle matite e non dei pennarelli, proprio perché non definiscono pensieri nel disegno, ma scavano più nel profondo. Un pennarello giallo spesso è usato per il sole, il rosso per il cuore o il fuoco, l’azzurro per il mare e le nuvole, il verde per l’erba, gli alberi eccetera.
La matita è neutra, e proprio per tale motivo non incasella i pensieri.
Io la trovo assolutamente magica!
Mentre i bambini sono distesi a disegnare, metto una musica di sottofondo, strumentale, evocativa, che utilizzo molto quando lavoro con i genitori.
Dopo un po’ il loro vociare si calma, qualcuno appoggia la matita e resta in ascolto, osservava il suo disegno vicino a quello degli altri.
Poi S. dice “mi viene da piangere”.
Vado lenta da lui, pensando che in qualche modo il tratto di matita del compagno avesse invaso la sua opera.
Invece mi dice: “questa musica mi fa piangere, mi scioglie qui” e si tocca il petto.
Io sorpresa, sento potente la sua emozione. Mi racconta un aneddoto della sua mamma, che si emoziona a vedere i film.
Gli altri osservano in silenzio, con decine di pensieri muti sopra le loro teste.
Sorrido, e realmente a stento trattengo una lacrima per quella magia che solo i bambini sanno creare.
Da quel momento il disegno di S. scorre, si unisce a quello degli altri, da valore ad ogni piccolo segno del foglio, anche di chi ancora non sa rappresentare immagini.
Lo trasforma in immagini sempre più complesse, coinvolgendo gli altri bambini vicini. Sorridono, nutriti di una curiosa tranquillità, si spostano con rispetto e uniscono, collegano, si complimentano a vicenda per quanto hanno disegnato.
Era come se le immagini avessero una dimensione 3d e danzassero sopra il foglio.
Mentre alcuni si rimettono la felpa, osservo S. che arriva subito in fila, con altre 3 bambine attaccate che lo abbracciano e gli chiedono di sposarle.
Lui si finge sorpreso, ma il suo sorriso è dei colori dell’arcobaleno.
“Maestra, perchè queste 3 mi si sono attaccate e vogliono che le sposi?”
Io: “ eh lo so io perché, ma magari ne riparliamo quando sei più grande”
Chapeau bambino … chapeau.