Questione di perché.
Lavoro nelle scuole dell’infanzia come Psicomotricista, e molto spesso sento pronunciare questo avverbio, da genitori e da educatrici.
Perché?
Perché non vuoi togliere la felpa?
Perché stai urlando?
Perché hai spinto il tuo compagno?
Perché non vuoi prestare i giochi?
Perché non vuoi mangiare da solo?
Perché non vuoi uscire come gli altri? Perché non vuoi andare a giocare con la tua amichetta?
Perché gli hai dato un morso?
Perché non vuoi fare questa attività?
Potrei darvi un’ipotetica risposta a tutti i perché sopra elencati. Ma i comportamenti dietro a quei perché vanno contestualizzati rispetto al bambino, all’ambiente, alla sua storia personale.
Ma vi chiedo una cosa. Lo sapete quando un bambino inizia ad avere piena capacità di riflettere sui propri pensieri?
Intorno ai dieci anni. Prima, infatti, non hanno piena capacità di riflettere sui propri pensieri.
(Se volete approfondire c’è una ricerca del Georgetown University Medical Center (Washington, DC) sulla spiegazione neurologica.
Piuttosto di dire perché, osservate la situazione e partire dal bambino.
“Non vuoi togliere la felpa adesso…lo capisco. Quando vuoi sono qui se ti serve aiuto”
“Hai proprio bisogno di fare uscire la voce!”
“Vedo che le tue mani hanno voglia di spingere. Proviamo a spingere qualcosa invece del tuo compagno.”
“Questo è il tuo gioco preferito, vero? Va bene, oggi lo tieni tu e domani lo userà lei, sei d’accordo?”
Questi sono solo piccoli esempi di come si può aggirare l’ostacolo.
Respirate… e provateci voi!