Quante volte ci siamo sentiti dire NO da nostro figlio?
Quante volte quel NO ha procurato in noi un impennamento della tensione, per non dire della rabbia?
Se quella rabbia ci offusca la mente, la prima “soluzione” che proponiamo è:
“col cavolo, questa cosa la devi fare e basta… perché te lo dico io!”
Ebbene, di fronte a questo tipo di reazione del genitore, il bambino può reagire principalmente in due modi:
– Eseguire ciò che il genitore ha appena detto di fare
(“Perché se magari rispondo a tono, o non faccio quello che mi hanno appena detto, mamma e papà non mi vorranno più bene! Mi conviene stare zitta, fare la brava bambina, e mandare giù il groppo che ho in gola!”)
– innescare una guerra, con urla, risposte a tono, corpo che si oppone
(“E io dovrei assecondare quel tuo NO, stare calma e zitta, quando tu me lo dici urlando? La tua tensione alimenta la mia tensione: è guerra!”)
E se invece provassi ad analizzare il NO che hai appena detto…
E’ davvero necessario, o meglio, sensato?
E se analizzassi i tuoi NO… magari sono detti con così tanta frequenza da sembrare quasi un sottofondo privo di significato?
E quel NO pronunciato e intrinso di rabbia, rimane NO o diventa SI’ per sfinimento?
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