La vecchia pedagogia mostrava il bambino come un non-ancora-adulto che deve seguire la nostra volontà, conformarsi alle nostre aspettative.
Noi possiamo plasmarlo secondo un nostro modello di figlio idelae, frutto di condizionamenti personali, familiari e ambientali.
La società di oggi ci impone figli operativi e produttivi. Perché se così non fosse, se non crescessero al top del loro top, verrebbero etichettati, sottostimati, isolati.
Esclusi.
Figli prestanzionali, sempre: a scuola, nello sport, nel tempo libero, nello scegliere uno strumento musicale.
Addirittura nelle relazioni.
E se questo non sussiste, parte il disagio. Noi mamme siamo brave a sentilo, lì in quella zona torace/diaframma/stomaco.
Disagio che parte da ciò che non c’è, dalla mancanza.
E come si sopperisce alla mancanza? Riempiendo.
Sì perché se io riempio, metto a tacere il disagio.
Ma è il tuo disagio… o il mio?
Buone riflessioni.