Penso che ancora un po’ ci sono più Giornate dedicate a qualcosa che giorni dell’anno.
E che dietro a queste Giornate di sensibilizzazione manchi la reale consapevolezza di cosa si sta festeggiando.
Questa giornata, da 12 anni oramai, ha un significato particolare. Da quando mia figlia Emma è nata con la sindrome di Down e con lei ha portato questa opportunità di vita.
La disabilità è così spesso vista come un limite, come un marchio che categorizza e rende prevedibile la persona che lo porta.
Hai una disabilità?
Allora vali meno, non rientri nella norma, non puoi arrivare a fare, vieni descritto con aggettivi che parlano della tua condizione, anzi, che investono la tua intera persona, etichettandoti.
A vita.
In questi 12 anni ho imparato a vedere le risorse di mia figlia piuttosto che le mancanze.
Ma quali sono le condizioni che permettono ai nostri figli di evolvere?
Dovrebbe partire dalla comunicazione della diagnosi fatta in ospedale, data con empatia.
Dovrebbe partire dagli amici, che è bene si guardino dentro prima di avvicinarsi o allontanarsi.
Ma il cambiamento più grande dovrebbe partire innanzitutto dalla famiglia: se tu non avessi la sindrome di Down, mi comporterei in maniera diversa?
A mio parere la sindrome di Down non dovrebbe essere vista come un mostro da combattere, e nostro figlio non come un contenitore da riempire. Educare deriva dal latino ex-ducere e significa tirare fuori ciò che c’è dentro: chi siamo noi per reputare che ciò che c’è dentro è troppo poco?
E allora come noi genitori ci evolviamo?
Ascoltandoci, dando un nome a ciò che sentiamo, lavorandolo, trasformandolo.
Perchè per accogliere i nostri bambini con disabilità è necessario svuotarsi, fare posto dentro di noi.
Siate sempre in ricerca, ma di formazioni che vi permettano di risolvere le vostre personali ferite.
Lasciate che i vostri figli siano felici, e non che vi rendano felici.
Perchè se voi mostrerete loro il vostro meglio, loro si sentiranno liberi di fare altrettanto.
Difficile? Certamente, ma non impossibile.
Ma d’altronde un sentiero si traccia camminando.