Fai il bravo!
Questa frase, passata di generazione in generazione, è una sorta di evergreen nell’educazione dei figli. È quasi universale, e si applica indistintamente ai figli in diverse età e in contesti altrettanto diversi.
Inoltre, mentre la pronunciamo, ognuno di noi ci mette dentro una sorta di immagine di come vorrebbe che il figlio si comportasse in una determinata circostanza.
Ma al bambino, sentirsi dire “fai il bravo” che informazione da?
Potrebbe nascere in lui la domanda “in che senso bravo?”
“Che cosa devo fare?”
Non trovando risposta sul suo comportamento potrebbe andare avanti chiedendosi
“ma allora di solito non sono bravo?”
Ma mettiamo il caso che invece quel bravo lo descriviamo:
“Hai ascoltato la maestra? Hai prestato i giochi? Sei stato ubbidiente?”
Queste sono solo alcune delle frasi che noi genitori mettiamo in quell’immagine di “bravo bambino”, ed ognuno di loro pesca nei nostri condizionamenti.
Perché, provate a pensarci, in quel “fai il bravo” c’è tutto il timore di fare qualcosa di inadeguato, una sorta di antidoto contro le brutte figure.
Ma riferite al bambino … o a noi e al giudizio che gli altri adulti possono avere sul nostro operato di genitore?