Quando tua figlia entra in ospedale, per quanto piccola sia l’entità di ciò che deve affrontare, il tuo cuore triplica i battiti cardiaci.
Oggi mia figlia Emma si opera per ambliopia (strabismo).
Siamo venuti fino in Emilia dal Friuli, lo stesso dottore che la segue da 2 anni farà l’operazione.
Svariate pre-analisi in mano, domande su allergie particolari, atteggiamenti da segnalare, l’anestesia totale.
Rispondo incerta, e deglutisco.
Poi la notizia che si interverrà su entrambi gli occhi.
Inghiotto nuovamente, cerco di scacciare le mie paure, sorrido ad Emma e le dico che quando ci ritroveremo mi riconoscerà toccandomi, perché entrambi gli occhi saranno bendati.
La vedo allontanarsi sulla barella, mi saluta con il gesto “rock”, come dice lei, e attendo.
Respirando profondamente.
Penso che se lei è entrata così tranquilla è perché ho seminato in lei il senso di sicurezza.
Ma sento che questo potente legame invisibile che noi genitori abbiamo con i nostri figli, così spesso certo e sicuro, quando è minato dalla paura, crea quasi dolore.
E qui, sulla poltrona della sala d’attesa, il mio cuore non smette di galoppare.