Durante la seconda serata di corso Prendersi Cura rivolto a genitori, è nato questo pensiero:
qual’è il limite tra autonomia e tirannia?
Sì, tiranno, ossia quel bambino che detiene il potere, pur non avendo le capacità per autoregolarsi in merito a scelte ben precise.
Mi viene in mente uno stralcio di un libro letto durante la formazione in Psicomotricità, nel quale tale bambino Giorgio, giudicato in famiglia come un prodigio di bellezza fisica, bontà e intelligenza, era temuto da mamma, papà, nonni. Tutti vivevano sotto l’incubo dei suoi “capricci”, adorandolo, compiacendolo, accontentandolo, per paura che potesse piangere o peggio, provocare una delle sue tanto temute scene isteriche.
Suona familiare?
Spesso si tende a fornire ai bambini risposte materiali concedendo un premio se la smette di urlare, ma questo da meno spazio a tempo di qualità e condivisioni affettive.
“Ma così il bambino è felice!”
Risposta: NO
Genitori un po’ troppo permissivi o al contrario iperprotettivi non rendono felice il loro bambino non dicendogli di no o evitando i conflitti.
Anzi, lo possono portare a ricercare una sfida continua nei confronti degli adulti che gli ruotano attorno.
Come risultato, il piccolo non solo sviluppa un rapporto esigente con i propri genitori, ma pretende addirittura che questi ultimi siano sempre a sua disposizione. Quando non soddisfano i suoi desideri, la frustrazione sale, si arrabbia, perde il controllo, in casi estremi, aggredisce fisicamente.
La soluzione?
Ehhh mica si risolve in qualche riga scritta.
Un primo piccolo passo è nel far percepire una dolce fermezza, che ascolti e accolga il messaggio del bambino.
Un secondo è che la frustrazione è necessaria per crescere e far percepire quell’argine che struttura.
Il terzo passo è parlarne, chiedere aiuto. Cercando di essere la miglior versione di noi stessi come genitori.