Questa è la lettera che 6 anni fa portai ai maestri di Emma.
Caro Maestro, cara Maestra,
oggi è il mio 1′ giorno di scuola. Mi chiamo Emma e sono una bambina nata con la sindrome di Down. Non sono una bambina down, tantomeno sono affetta dalla sindrome di Down, perchè la mia non è una malattia ma una condizione genetica che perdurerà per tutta la vita.
Una mia particolare caratteristica.
Le parole sono importanti, specie per i miei compagni curiosi (e i loro genitori) che avranno voglia di fare domande per meglio comprendere le mie peculiarità.
Questo cromosoma in più è come un pentolino invisibile che mi porto sempre dietro, attaccato a me con un filo. A volte si incastra tra le cose perchè ingombrante o pesante, a volte non mi permette di andare veloce, o di capire bene cosa mi stanno chiedendo, a volte mi fa proprio arrabbiare. Non è una cosa cattiva, un mostro da combattere o qualcosa per cui essere triste: è una piccola parte del mio essere Emma.
Posso parlare, giocare, correre, imparare a leggere, scrivere e disegnare, scegliere amici del cuore con i quali condividere maggiormente le mie giornate in aula.
Ma a causa di quel cromosoma a volte ho bisogno di un po’ più tempo, o di un aiuto extra da parte di insegnati e compagni di classe, o di un programma scolastico diverso proprio perchè possa essere orgogliosa del mio imparare.
In famiglia abbiamo sempre parlato della sindrome di Down. La mamma mi dice che ognuno di noi è diverso, unico ed irripetibile.
Non so se capisco bene queste sue parole, ma ci sto lavorando. Per adesso so di essere molto brava nel capire quando le persone sono tristi, tristi dentro, e nei miei abbracci silenziosi sento il loro cuore parlare.
Credi in me! Fissa per me grandi obiettivi e aspettati grandi risultati, proprio come da tutti gli altri bambini della classe. Non fare al posto mio, sii paziente e anche se mi chiudo in me stessa e decido di non provarci da sola, ricordami che ce la posso fare, dando il MIO meglio. Insegnami. Rispettami. E sii disposto ad imparare tu stesso da me.
Come diceva Maria Montessori, spesso “è l’ adulto che deve farsi umile ed imparare dal bambino ad essere grande”
Emma.